E’ una questione di curiosità…
…e di educazione alla curiosità ed alla cultura.
Ho sempre bisogno di qualcosa di nuovo, ho bisogno di capire che succede in giro. Non mi basta mai.
Ricordo che il primo inter-rail con un fascinoso treno fs l’ho fatto nel 1992. Avevo 22 anni. Avevo bisogno di capire cosa stava accadendo fuori di qui, ma volevo farlo incontrando persone, guardando le facce e scambiando parole ed opinioni fino a quando la resistenza ce lo permetteva. Il primo treno (Napoli-Monaco) era un espresso. Se avevi il biglietto inter-rail non potevi prendere intercity.. Era bello incontrare personaggi sconosciuti che si raccontavano con una semplicità assoluta. Non avevamo nani e ballerine al governo, certo non erano bei tempi, ma di contro esisteva ancora una generazione con degli ideali e questo faceva in modo che si riuscisse a parlare di un’altra Italia. Si riusciva a litigare sulle idee e non sulla distinzione tra prescrizione ed assoluzione perché erano (e sono e dovrebbero essere) concetti molto chiari (prescrizione è diverso da assoluzione, ma evidentemente in 20 anni le parole cambiano significato e quindi anche democrazia non è più democrazia). Avevo 22 anni e mi chiesi cosa fosse un campo di concentramento e cosa lo avesse generato.
Andammo a Dachau.
Potrei terminare questo post anche qui. La sensazione che si prova nel vedere un campo di concentramento non si può descrivere. Ricordo solo un fortissimo mal di stomaco, fisso, ed un viale alberato che piangeva (e forse piange) ancora.
In quel viaggio andammo a Copenaghen (un pacchetto di Marlboro costava 9.000 lire all’incirca), girammo anche l’Olanda (si sa, devi andare ad Amsterdam!), facemmo qualcosa del Belgio (Bruges se non sbaglio) e poi tornammo giù carichi di monete di ogni tipo che conservo ancora gelosamente.
L’anno successivo, non mi era bastato, ripartii in treno e via, Londra, Dublino (Feile Festival, concerto dei Madness), e di ritorno Dresda Lipsia, Vienna, Venezia (meravigliose mostre di Francis Bacon, Salvador Dalì e Peter Greenway). Dovevo e volevo capire.
Tutto in treno (ed ovviamente traghetto dove serviva). Solo perché pensavo, perché mi andava di pensare, e perché dovevo capire. Da allora cerco sempre un modo per capire dove siamo e dove stiamo andando.
Vorrei che oggi fossero tutti un po’ più curiosi. Curiosi di capire come si è arrivati fin qui. Se non hai visto gli anni novanta non lo puoi sapere, anche perché se qualcuno volesse vedere un film/documentario che ne parla dovrebbe necessariamente cercarsi un canale alternativo che poi dopo un po’ di tempo chiudono perché da “fastidio” (vedi current). E’ una questione di educazione, è una questione di cultura.