The Bubbles, Wanted Primo Maggio, il Mumble Rumble e compagnia bella

Credo sia compito di chi ha vissuto certi anni della musica, del secolo scorso, quello di spiegare alle generazioni dei ventenni del 2015 come andavano le cose allora; non per fare il solito ed inutile ricordo nostalgico o per dire “si stava meglio prima”, ma soltanto per dare l’opportunità a chi non c’era allora, di capire meglio quelle situazioni del passato. Ritengo che questo sia un dovere. Chi dice “Io c’ero” e si lamenta di come funziona oggi nei locali, di come funzionano le etichette, le agenzie, gli uffici stampa, di come funziona la produzione artistica e di quali sono i modelli a cui un musicista in erba oggi si ispira, deve assolutamente raccontare agli altri la sua storia, anche perché chi non la conosce potrebbe dire: “Ah, allora poteva essere anche così?”.
Lamentandoci soltanto, togliamo la possibilità a chi ci sta di fronte di capire davvero il perché lo stiamo facendo.

Ieri sera al circolo (lasciatemi chiamare così il Mumble Rumble di Salerno), prima delle esibizioni relative alle selezioni di “Wanted Primo Maggio” Campania di cui sono stato presidente della giuria, mi sono intrattenuto con l’amico Peppe Zinicola. Gli ho chiesto se stava suonando e con chi. Mi ha risposto con dei nomi che hanno ricordato i mie primi anni da “musicante”: Renato Costarella e Flavio Erra. Partendo da questo siamo entrati in un discorso ricco di ricordi, di chi suonava negli anni 80 e 90 e di chi faceva sperimentazione, chi si confrontava col Blues, col Jazz, di chi insomma aveva un’identità e tanta voglia di condividere il proprio talento con gli altri. Andare al circolo significava come minimo vedere due chitarristi che improvvisavano e così si scambiavano note, discorsi, tecnica, sapere. Io stesso sbirciavo le lezioni di chitarra di Peppe e rubavo sempre un po’ qualcosa, imparavo i riff dei suoi brani originali che suonava con i Ryland e gli chiedevo se erano giusti, sbirciavo poi le lezioni del compianto Angelo Mutarelli e tornavo a casa con qualcosa in più nel cervello, sempre. Potrei con questo post dire da quante persone ho rubacchiato qua e la tecnica, gusto, studio anche incosapevolmente, in quanto quelle note, quelle situazioni erano continue, non dovevo aspettare mica un concerto per poter sentire una pentatonica oppure una minore armonica in quanto c’erano lì oltre ai citati Zinicola, Costarella, Erra, Mutarelli: Giovanni Ventre (buonanima), buona parte dei fratelli Deidda, tutti i musicisti dei  Good old boys che poi diventarono Crecason e che poi diventarono Neri per caso, Giampiero Virtuoso, Paolo Pelella, Stefano Giuliano, Rocco Vertuccio, Corrado Retico, Gino Ariano, Amedeo Ariano, Maurizio D’Imperio, Valerio Busillo, Gianfranco Marziano, Diego De Silva, Tony Tedesco, Bruno Brindisi…. e chi più ne ha più ne metta. Devo, in primis a mio fratello Lorenzo e poi a tutti questi signori la mia voglia di suonare, il mio bagaglio musicale, la mia voglia di sperimentare, di confrontarmi, di scoprire cosa c’è sotto la crosta di quella che oggi viene considerata musica.

Insomma, tornando alla mia chiacchierata con Peppe, ci siamo lasciati con questo pensiero che oggi chi viene al circolo non lascia nulla di concreto, tangibile e condivisibile se non una bella serata (quando va bene). Una volta chi veniva al circolo lasciava il suo DNA sul tavolo e tutti ne potevano usufruire. Ecco, era come dire quei tempi ci mancano e ne dobbiamo parlare con gli altri perché devono sapere.

Dopo è iniziata la serata vera e propria e si sono alternati i gruppi finalisti del contest:

I Salbora per primi hanno sfoderato il loro teen spirit con qualche imprecisione dovuta credo al periodo che stanno attraversando in studio, alla ricerca della propria identità. Tutto sommato bella spinta, bella le chitarre, Anthes è bravo e può fare tanto ancora.

I Thergo, band preparatissima, molto professionale, arrangiamenti articolati, chitarre in sincrono come Adrian Smith e Dave Murray (non è facile), apprezzati dal pubblico. Un mood anni ’80 abbastanza spiccato, una sorta di spin-off di Antonella Ruggiero con una deriva rockettara molto gradevole. Peccato per il messaggio che non è arrivato forte e chiaro.

Cosa che invece è successa a quei pazzi dei The Bubbles. Precisione, freschezza, coerenza con la scelta artistica. Dopo i primi 2 giri armonici la giuria aveva già deciso che questi erano pronti per Torino. Troppo evidente la padronanza del palco, senza giri di parole divertenti bravi e pronti per la sfida nordica. Secondo me è quello che li ha fatti vincere e non la padronanza tecnica degli strumenti od il virtuosismo, ma il messaggio. E’ arrivato si, forte e chiaro.

Siparietto.

Mi sono fatto la tessera Arci per la ennesima volta (le colleziono dal 1991), il ragazzo che se ne occupa al circolo mi fa : “Cognome?” ed io Maffia, “nome?” ed io Max. Lui si ferma, come per chiedermi si ma il tuo vero nome qual è? Ed io Massimiliano è troppo lungo, sono venuto scostumato per cui puoi mettere Max e lui: “ma sai la tessera è una cosa formale…”

Pochi minuti dopo chiedo ad Anthes dei Salbora qual è il suo vero nome e lui mi dice: “non lo pronuncio più da cinque anni, chiedilo a mio padre”. Ed io “thumbs up” gli dico “si Anthes, Anthes è il tuo vero nome” e chissenefrega di come ti hanno chiamato quando sei nato.

In fondo questi due episodi sul nome rappresentano esattamente tutto quello che volevo dire. L’identità in un musicista, come in un qualunque altro artista, impiegato delle poste o disoccupato che sia, è importante come l’aria che respiriamo. Se quando mi ti presento ti dico che mi chiamo Max, non rompere, come ho fatto io con Anthes, ma chiamami così, scrivi su quella cavolo di tessera il mio nome e stop.

Tutto sommato serata gradevole, buona musica, bella compagnia e compagnia bella.

Massimiliano, Massimo, Massimino, Massimuccio, ma sempre Max Maffia.

 

 

…mi sto suonando sotto

…non c’è una cosa che rappresenti meglio la voglia di suonare come l’urgenza di doverlo fare e basta.

Per anni ti ostini a sperare che arrivi il gran giorno in cui tutti apprezzeranno quello che scrivi e che suoni sul tuo strumento principale. Poi quando ti accorgi che ti sei fatto vecchio per quel genere di cose e quel giorno non è mai arrivato, cominci a modificare il tuo modo di porti verso l’arte. Magari organizzi un evento, o ti mettono in giuria in un qualche concorso, oppure magari apri un blog e cominci a scrivere di musica, oppure a criticare altri colleghi per lo sfizio di farlo o la spocchia e la presunzione dovuta all’esperienza. Magari, malgrado i tuoi studi inesistenti, decidi di dare lezione di musica, pensando che questa possa davvero essere insegnata, e se non ci riesci puoi sempre andare tutte le mattine in un negozio di musica a vantarti per le cose che non hai fatto, ma sei convinto di meritare. Insomma come la metti metti la musica è una brutta materia e come tutti i virus, dopo aver consumato una parte del tuo corpo, si sposta su altre parti fertili fino al punto di distruggerti completamente.

Nonostante questo suo essere deleteria, come ogni malattia, la musica ti sostiene, non economicamente intendiamoci. La musica è quella parte di te che non riuscirai mai a dire fino in fondo perché la tua vita è troppo breve per raccontarla tutta.

…e adesso fatemi suonare altrimenti non smetterò di scrivere stronzate…

 

Una nuova esperienza, domani sera, Domenica 01/03/2015 ad Angri al Teatro S.Caterina

"Dopo il grande successo degli spettacoli di Lino D’Angiò, di Peppe Lanzetta, della Scuola di Teatro “Gregorio Rocco” di Sant’Anastasia, della scuola angrese "Progetto Danza", della Compagnia Gulliver che ha inscenato lo spettacolo "Gli amori non sono mai facili", e nel mese di marzo la IV edizione della rassegna “Angri a teatro” prosegue con altri quattro appuntamenti, molto diversi tra loro, ma di sicuro interesse.<br /><br />
Il 1° marzo ritornano sulle tavole del palcoscenico del teatro di S. Caterina gli attori della compagnia Teatri di Popolo, reduci dal successo dello scorso anno.<br /><br />
Questa volta, il gruppo propone "No words", un’opera molto suggestiva, ideata e diretta da Marco Dell’Acqua, nella quale due attori (Teresa Pepe e Giacomo D’Agostino) raccontano, senza parole, di alcune visioni che contemplano la solidarietà e lo smascheramento come ultime opportunità per una nuova, possibile e felice convivenza.<br /><br />
L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il cartellone propone una serata dal titolo "Meglio sole?", tutta incentrata su tematiche “al femminile”, in cui, similmente alle esperienze già realizzate negli anni scorsi, le attrici della compagnia Anziteatro (e anche alcuni attori) proporranno monologhi e sketch dedicati al mondo della donna.<br /><br />
Il 15 marzo sale sul palcoscenico la compagnia di Castel San Giorgio "Il Futuro Siamo Noi", che propone la commedia brillante "Signori, biglietti!" di Giovanni Rescigno. La vicenda gira intorno a Ignazio e Concetta i quali stanno aspettando la figlia che ritorni dal viaggio di nozze. Un’esilarante pochade, condita da scene comiche, gag ed equivoci.<br /><br />
Infine, una serata di gran fascino, sarà quella del 22 marzo, quando il tenore Marco Caruso e il soprano Lucrezia Benevento si esibiranno in un Gran galà di musica lirica. La serata sarà divisa in tre parti: la prima sarà dedicata alla riproposizione delle più note arie di opere liriche; nella seconda, invece, i due cantanti ci proporranno brani del repertorio classico napoletano e dell’operetta; infine, la terza parte li vedrà impegnati con il repertorio classico e popolare siciliano.<br /><br />
Insomma, come lo scorso anno, il cartellone cerca di proporre spettacoli di diversa matrice, proprio per assicurare agli spettatori la possibilità di vedere rappresentazioni diverse, ma tutte di grande qualità estetica. Perciò, non resta che invitare tutti a venire a teatro e a godersi lo spettacolo…"
“solidarietà è solidità”, l’altro è più importante di tutto il resto.
NO WORDS: lo spettacolo che non ama fare chiacchiere.
attori: Teresa Pepe e Giacomo D’Agostino
musiche: Max Maffia e Valerio Valiante  (Max Maffia and the Empty Daybox)
costumi: Antonella Di Capua
luci: Simone Iacono
foto di scena: Valerio D’Amato
scenografia: Lucia Lamberti
assistente alla regia: Monica Manzolillo
regia: Marco Dell’Acqua

Dopo il grande successo degli spettacoli di Lino D’Angiò, di Peppe Lanzetta, della Scuola di Teatro “Gregorio Rocco” di Sant’Anastasia, della scuola angrese “Progetto Danza”, della Compagnia Gulliver che ha inscenato lo spettacolo “Gli amori non sono mai facili”, e nel mese di marzo la IV edizione della rassegna “Angri a teatro” prosegue con altri quattro appuntamenti, molto diversi tra loro, ma di sicuro interesse.
Il 1° marzo ritornano sulle tavole del palcoscenico del teatro di S. Caterina gli attori della compagnia Teatri di Popolo, reduci dal successo dello scorso anno.
Questa volta, il gruppo propone “No words”, un’opera molto suggestiva, ideata e diretta da Marco Dell’Acqua, nella quale due attori (Teresa Pepe e Giacomo D’Agostino) raccontano, senza parole, di alcune visioni che contemplano la solidarietà e lo smascheramento come ultime opportunità per una nuova, possibile e felice convivenza.
L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il cartellone propone una serata dal titolo “Meglio sole?”, tutta incentrata su tematiche “al femminile”, in cui, similmente alle esperienze già realizzate negli anni scorsi, le attrici della compagnia Anziteatro (e anche alcuni attori) proporranno monologhi e sketch dedicati al mondo della donna.
Il 15 marzo sale sul palcoscenico la compagnia di Castel San Giorgio “Il Futuro Siamo Noi”, che propone la commedia brillante “Signori, biglietti!” di Giovanni Rescigno. La vicenda gira intorno a Ignazio e Concetta i quali stanno aspettando la figlia che ritorni dal viaggio di nozze. Un’esilarante pochade, condita da scene comiche, gag ed equivoci.
Infine, una serata di gran fascino, sarà quella del 22 marzo, quando il tenore Marco Caruso e il soprano Lucrezia Benevento si esibiranno in un Gran galà di musica lirica. La serata sarà divisa in tre parti: la prima sarà dedicata alla riproposizione delle più note arie di opere liriche; nella seconda, invece, i due cantanti ci proporranno brani del repertorio classico napoletano e dell’operetta; infine, la terza parte li vedrà impegnati con il repertorio classico e popolare siciliano.
Insomma, come lo scorso anno, il cartellone cerca di proporre spettacoli di diversa matrice, proprio per assicurare agli spettatori la possibilità di vedere rappresentazioni diverse, ma tutte di grande qualità estetica. Perciò, non resta che invitare tutti a venire a teatro e a godersi lo spettacolo…

…per il 2015

max
Sperando che il vostro 2014 sia stato pieno di novità, vi auguro di trascorrere un 2015 ancora più ricco di opportunità, di situazioni stimolanti, di imprevisti che rendano le vostre giornate interessanti e diverse.
Non vi auguro di essere più buoni perché è impossibile, e nemmeno più felici perché questo lo potete volere solo voi. Vi auguro solo di essere più sorridenti. Tutto qui.

Max

Siamo tutti social…

…addicted.

L’uso del social network più conosciuto ci rende pazzi, ci fa diventare non obiettivi e permalosi. In fondo tutti in qualche modo siamo su Facebook per affermare la nostra (in)esistenza. Fino a quando Facebook non esisteva eravamo li a tenerci stretti i nostri 3 o 4 amici che telefonavamo e cercavamo di raggiungere sotto casa per offrirgli un caffè. Ora invece siamo tutti colpevoli di egocentrismo e ci offendiamo quando questo o quello non ci da un “I Like”: << come è possibile che il mio post sia stato visto da 200 persone ed ha 10 like? >> oppure <<sono le 9 del mattino ho già 20 like, allora co sto post spacco tutto! >>.

Poi arriva il momento dello snob. Quando diciamo che noi no, noi assolutamente non siamo d’accordo e non partecipiamo alle “Catene di Sant’Antonio”. Noi no, eh si, noi non partecipiamo, siamo superiori, cerchiamo di mantenere un tono ed una reputazione anche sul nostro fantastico social preferito: << Non posso mica mettere mi piace sotto a quel sondaggio “a che bestia assomigli?” >>. Ma come no? Se fino a ieri hai condiviso video di gatti che suonano il violino arabo bendati mentre volano dal quinto piano? “Che c’entra quello era carino”, si ma quello anche è una catena di Sant’Antonio! Nell’attimo in cui clicci su condividi stai partecipando ad una catena di Sant’Antonio. Facebook è la Catena di Sant’Antonio 2.0.

Secondo me, e metto me per primo, siamo tutti colpevoli di usare il social network in questo modo. Si colpevoli, perché Facebook serve davvero a cambiarti la vita, in qualche modo la cambia a tutti: ci rende schiavi, ci rende famosi, ci rende più soli, ci rende più imbecilli, ci rende onnipotenti, ci rende snob, ci da quella sensazione che possiamo dire sempre la nostra su temi che probabilmente non verranno fuori al bar, a scuola o sul pullman. Il fatto stesso che tu possa commentare ti da l’illusione che tu possa dire sempre qualcosa su ogni argomento, lo puoi fare! Puoi intrometterti in una discussione in cui probabilmente nessuno ti avrebbe invitato, ma ci sei e stai partecipando, poi tremi sperando che piaccia a qualcuno, diventi dipendente dalle tue stesse opinioni e cerchi di sostenerle fino in fondo anche se sei consapevole di aver “scritto” una cazzata enorme, ormai è scritta e se la modifichi si vede, ti hanno già beccato nel momento in cui clicchi su “Pubblica”.

Poi arriva quello che commenta sempre e solo quando vede che il tuo post è molto visitato e poiché si rende conto che tutti ti stanno dando ragione, fa il figo e dice che non è d’accordo cercando di sminuirti, sapendo che tutti quelli che precedentemente hanno commentato leggeranno la sua “opinione”. Quelli come lui sono ancora più soli di te, quelli davvero avvertono quella sensazione di solitudine che solo facebook ti sa dare: l’ansia da “Nessuna notifica”.

Facebook è bello, facebook è brutto. Se ci sei è inevitabile, sei colpevole come me, non fare il figo dai… non prenderti troppo sul serio! Adesso tagga 10 amici compreso me e andiamo a prendere una birra insieme!