a proposito di…

…Sanremo.

 Mi mette un po’ tristezza leggere parole di rabbia contro il festival. Chi mi conosce sa bene che non è una cosa a cui tengo particolarmente e se ha ascoltato un po’ delle cose che scrivo, sa bene anche che non è una delle mie mire.

Tuttavia ritengo ingiusto l’atteggiamento di chi ritiene che il festival vada boicottato così il cachet dei presentatori possa scendere in favore di un “senso comune” della giustizia. Ritengo ingiusta l’idea che se tutti boicottassero il festival questo non si farebbe più, per dare spazio ad idee più originali e magari “indie”. Questo grillismo  da controcultura dello spettacolo lascia il tempo che trova.

Se un artista non riuscisse ad avere la popolarità che pensa di meritare, dovrebbe scrivere cose “popolari” e non rinchiudersi nella stanza e farsi pippe in 7 ottavi, o magari con l’ultimo modello del sintetizzatore della uss enterprise di star trek. Contestualmente non dovrebbe nemmeno criticare chi scrive cose che piacciono a tutti solo perché non le sa fare oppure perché non le vuole fare. E’ stupido, ripeto, l’atteggiamento di chi cerca di dire che il nemico è cattivo pensando di ottenere visibilità, o magari il posto suo.

Sanremo è un prodotto televisivo e se ne parla anche se non lo guardi. Inevitabilmente qualcosa ti arriva e tu ne parli e ne devi parlare se fai il musicista, perché in qualche modo ti fa bene.

Per me è il festival perfetto e ve lo spiego con un esempio: quando entro in negozio modello “Harmont & Blaine” io penso.. questo negozio è perfetto perché non comprerò mai nulla qui. Così è per me il festival.
Bisogna avere dei punti di riferimento in positivo ed in negativo. Guai se tutto fosse “alternativo”, “indie”, e “come mi piace a mme”, diventerebbe un unico immenso inutile festival della nullità. Quindi ben venga la diversità, le mille forme d’arte dal trash, all’inascoltabile al pop al jazz ed alla dodecafonia delle pippe mentali. Magari in tutta questa babele di linguaggi un giorno troveremo la forza ed il coraggio di entrare anche in un negozio diverso dai nostri soliti creando una nuova apertura nella nostra mente.

Peace, Max

resto seduto…

…a contemplare la mia terra.

 

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Posto vagonate di cazzate su FB, ma …

..lo sapete bene un po’ tutti perché lo faccio. Mi va di portarvi sulla mia bacheca per poi invitarvi a qualche concerto oppure ad ascoltare la nostra musica. Mi piacerebbe tanto vedervi tutti ai nostri concerti, mi piacerebbe che tutti commentaste la nostra musica anche per poter capire come migliorarci e se vale la pena di continuare come facciamo da tempo ormai.

Tutto questo ha soltanto lo scopo di ripetere a me stesso che una sola cosa vorrei fare nella vita ed è suonare la chitarra e scrivere un po’ di musica. Tutto qui, così come adesso mi va di invitarvi a venire al concerto di domenica prossima 24 novembre al Capogiro (SA) 

 

PS: la mia versione su “Luci d’artista”

Sono giorni ormai che posto foto di pinguini con battute scadenti che voi criticate, commentate, cliccate. Sembro veramente ossessionato da questa cosa, da quelle presenze inquietanti sulla scogliera di Salerno in un contesto direi da film di Alfred Hitchcock, ma alla fine quegli oggetti che non definirei “Carini e coccolosi” sono solo un pretesto per dire che vorrei che in questa città, così come in tutto questo paese si risvegliasse quella voglia di curiosità, quell’istinto artistico di voler creare cose che diano da pensare e non da “ammirare” con gli occhi rivolti verso l’alto, evitando di guardare cosa veramente c’è ad “altezza uomo”.

Ben vengano le luci, ma ben venga una politica di creazione di spazi per gli artisti ed aspiranti tali di questa terra, che credetemi sono tanti, che sono costretti a  fermarsi di fronte alla politica del “non fate baccano che la gente si lamenta”, di fronte all’assenza totale di curiosità scaturita dall’assioma: “se sei stato in televisione allora sei bravo, altrimenti che lo fai a fare”.

Semplicemente questo, una volta costruita questa bella libreria che tutti ci ammirano, mettiamoci sopra dei bei libri e non semplicemente delle lampade che non ci fanno leggere i titoli e gli autori.

Buona curiosità a tutti.

Max

 

Difficile da spiegare…

… ma certe serate sono veramente impossibili da smaltire. E non mi riferisco a serate in cui si beve e si fa tardi, ma a serate in qui ogni cosa che accade sembra avere finalmente un significato, un motivo. Le cose accadono semplicemente, le persone passano, cambiano, la musica resta, è immortale soprattutto quando come dice Geri: “Music changes everything”.

Difficile anche pensare di ringraziare tutte le persone che sono venute, così come quelle che non sono venute. la presenza e l’assenza sono atti materiali ben definiti, si avvertono allo stesso modo…

emptyPier

Grazie di cuore a tutti..

Gianmaria Consiglio su Happiness is a tree

E’ ancora possibile in quest’epoca tecnocratica riscoprire le proprie radici?

Conserviamo ancora qualcosa della nostra essenza naturale, o tutto è perduto?

La felicità è un albero ci risponde Max Maffia con i suoi Empty Daybox. Ed è tutto dire se la risposta ce la da un esperto informatico che come musicista proviene dal rock, dalla new wave, da Hendrix e da Syd Barrett. Ed è sbalorditivo constatare da quanto lontano provenga la sua storia.

Tutto ha inizio con una band funky-rock salernitana, i Peanuts, attivi dalla fine degli anni ’80 alla metà degli anni ’90, e prosegue nella breve collaborazione del chitarrista prima col gruppo ska Appesi A Un Filo, e poi con i Delirio. Nel frattempo, con l’apertura dell’etichetta indipendente Daybox Records, Maffia stacca la spina dalla presa elettrica per la prima volta, e così germoglia il primo ramo dell’albero con una serie di autoproduzioni sorprendenti, come “An Afternoon Like This”, la serie “a programma” di “Stagioni, e due colonne sonore. Ma dal 2000 al 2004 piomba un’altra scarica elettrica sulla band di folk irlandese, dub e space rock de Il Pozzo Di San Patrizio, mentre nel 2005 e nel 2006 Maffia collabora col gruppo di cantautorato elettronico Nicodemo, dedicandosi intanto all’associazione culturale Anima Mundi della quale è fondatore e presidente. E proprio da un’iniziativa dell’associazione nasce nella primavera del 2007 il coraggioso progetto “The Right Compilation” sostenuto dalla Fao. E dopo la produzione, tramite la Daybox Records, di alcune giovani band indipendenti, ci si comincia ad accorgere che l’albero ha attecchito, e sta venendo su grande, e bello solido, e porta un nome lasciatogli in eredità dalla Daybox Records, che nel 2009 smonta le tende.

E allora tutto appare più chiaro, e si distinguono tutte le tracce lasciate da un intenso e coraggioso percorso artistico e di vita. E si comprendono, adesso, le ragioni più profonde di Maffia nell’avere scelto questo percorso.

Ed ecco germogliare dai rami il primo frutto maturo. E in esso sono contenuti dei piccoli gioielli che cercano una conciliazione col mondo, e chiedono il totale abbandono all’orecchio dell’ascoltatore. E ognuno ha qualcosa da raccontare. Come ad esempio “Arabia”, che parla di un mondo così affascinante e pericoloso, a due passi da noi, e cerca di ridisegnarlo per come dovrebbe essere. Oppure “Rain”, che con le note del suo arpeggio ci fa sentire ogni singola goccia, come una purificazione. O “In volo” con il violoncello che è l’aria sotto di noi, e il resto siamo noi dal finestrino che ci sorprendiamo a sognare. E poi “Sunday Will Be Five”, con il suo andamento ritmico sbilenco, che ci dice che qualcosa non va, ma che cerca una conciliazione, e, nonostante tutto, la trova. E ancora, “Dancing On A Gray Day”, che danza sul ciclo dalla vita, e chiuso il cerchio, aspetta fino a quando se ne aprirà un altro.

Questo sono gli Empty Daybox adesso, questo è diventato Max Maffia oggi.
(Gianmaria Consiglio)