A better place – Recensione di Marcello Napoli

Marcello Napoli su “A better place”

4 mosse: scacco matto e la ricerca del “posto migliore”
“A better place”, il posto migliore non è l’isola che non c’è, ma l’onda, se non perfetta, quella che avvolge spumeggia trasporta.
“A better place”, non è Utopia o Atlantide e nemmeno l’isola del tesoro.
“A better place” è guardarsi allo specchio e trovare in sé la junglind, quella forza sorgiva di armonie, di sussulti, emozioni, echi di memorie fuori dal coro, ricordando che non tutto è e deve esser mercato-mercanzia, moda, clone. E tutto può tornare …
“A better place” è la storia personale, le immagini di nebbie diradate dal sole e poi ancora nebbia e poi rugiada e poi l’affievolirsi di ansie e tormenti e la scoperta di una lingua, una sonorità, armonia da riscoprire e “condividere”.
“A better place” è un portico con quattro soglie: la prima traccia, dall’incipit moresco, è come il lieve solco di calligrafo su pergamena;
“The cat on the tablet” è una chitarra dal passo felpato continuamente sottolineato dal violoncello e dalle percussioni, soft … come matite morbide a rimarcare passaggi voluttuosi; una danza come stare su un’amaca tra il vento.
“Flowing”, la terza traccia è il lato di bolina del viaggio a vele spiegate, aperte da brezza, soli con noi stessi, sotto lo sguardo di curiosi gabbiani, frecce d’argento al rallentie del tempo sospeso …
“Have a good night” è il saluto a domani, a un domani senza spirali e looping, soprattutto senza inganni. L’eco delle ninne nanne è evidente, poi scompare, poi riappare come un miraggio poi si avvoltola.
Orfeo è nelle corde delle chitarre di Max Maffia e Valerio Valiante; Euridice è il violoncello di Daniela Lunelli; non c’è Averno e buio, diradato dai passi di Alessandro Taborri che muove, percuote l’aria, le stalattiti e stalagmiti intorno ad un’isola .. non Utopia, ma unione, musica, onde, emozioni.
Laevia gravia, scacco matto alle ansie in quattro mosse, quattro cavalieri de navigatori non solitari.
E noi con loro…

Happiness is a tree – Recensione su Frastuoni

Giuliano Manzo su Frastuoni del 12/09/2015

Già leader di uno storico gruppo campano, i salernitani Peanuts che negli anni ’90 sono stati rappresentativi di un nuovo corso della scena locale, Max Maffia vanta una lunga militanza musicale in varie vesti, come produttore, compositore, autore di colonne sonore e, ovviamente, non ultima, musicista col “piglio” e pregio della contaminazione, uno insomma che nella musica ci sta a capofitto a trecentosessanta gradi e non da ieri. Questo EP pubblicato agli inizi del 2015 con quattro tracce fa seguito al full lenght del 2012, quel Happiness Is A Tree che rappresenta il loro felice debutto. A Better Place vede Max Maffia & The Empty Daybox, nome programmatico e propedeutico, con la medesima formazione del precedente lavoro: Max Maffia e Valerio Valiante alle chitarre, Alex Taborri alla percussioni, Daniela Lunelli al cello. Se la formula non è nuova, musica acustica ambient da camera, il contenuto è ben lungi dall’essere scontato, le trame musicali che Max scrive, sviluppa e propone s’incrociano con l’austera leggerezza del cello di Daniela Lunelli, presente in tutti e quattro i pezzi. Lo stile e la padronanza compositiva di Maffia che già avevamo avuto modo di apprezzare in Happiness Is A Tree si consolidano in queste quattro tracce, registrate tra Salerno e Berlino. Un percorso bucolico ricco di suggestioni e rimandi che a tratti ricorda alcune produzioni della preziosa label tedesca ECM, ma non disdegna alcuni accenni a voli eterei e ipnotici.

Il pezzo che da il titolo all’album apre questo EP con una chitarra andalusa che poi si fa più metodico, The Cat On The Tablet invece è tutta giocata sui dialoghi tra la chitarra di Max Maffia e il cello della brava e intuitiva Daniela Lunelli,Flowing scorre lieta come un cambio di stagioni mediterranee appena prima che Have A Good Night ci auguri la buonanotte con la sua nenia d’ambiente. Da segnalare l’artwork della copertina a cura di Roberto Policastro, da un progetto fotografico di Alessandra Cammarano. Max Maffia & The Empty Daybox sono in giro per la Campania, e non solo, a promuovere la loro musica, se vi capitano sotto tiro vi consiglio di prestargli ascolto, le loro suggestioni acustiche dal vivo non perdono fascino, la dimensione live semmai ne amplifica forma e sostanza.

Posto vagonate di cazzate su FB, ma …

..lo sapete bene un po’ tutti perché lo faccio. Mi va di portarvi sulla mia bacheca per poi invitarvi a qualche concerto oppure ad ascoltare la nostra musica. Mi piacerebbe tanto vedervi tutti ai nostri concerti, mi piacerebbe che tutti commentaste la nostra musica anche per poter capire come migliorarci e se vale la pena di continuare come facciamo da tempo ormai.

Tutto questo ha soltanto lo scopo di ripetere a me stesso che una sola cosa vorrei fare nella vita ed è suonare la chitarra e scrivere un po’ di musica. Tutto qui, così come adesso mi va di invitarvi a venire al concerto di domenica prossima 24 novembre al Capogiro (SA) 

 

PS: la mia versione su “Luci d’artista”

Sono giorni ormai che posto foto di pinguini con battute scadenti che voi criticate, commentate, cliccate. Sembro veramente ossessionato da questa cosa, da quelle presenze inquietanti sulla scogliera di Salerno in un contesto direi da film di Alfred Hitchcock, ma alla fine quegli oggetti che non definirei “Carini e coccolosi” sono solo un pretesto per dire che vorrei che in questa città, così come in tutto questo paese si risvegliasse quella voglia di curiosità, quell’istinto artistico di voler creare cose che diano da pensare e non da “ammirare” con gli occhi rivolti verso l’alto, evitando di guardare cosa veramente c’è ad “altezza uomo”.

Ben vengano le luci, ma ben venga una politica di creazione di spazi per gli artisti ed aspiranti tali di questa terra, che credetemi sono tanti, che sono costretti a  fermarsi di fronte alla politica del “non fate baccano che la gente si lamenta”, di fronte all’assenza totale di curiosità scaturita dall’assioma: “se sei stato in televisione allora sei bravo, altrimenti che lo fai a fare”.

Semplicemente questo, una volta costruita questa bella libreria che tutti ci ammirano, mettiamoci sopra dei bei libri e non semplicemente delle lampade che non ci fanno leggere i titoli e gli autori.

Buona curiosità a tutti.

Max

 

Gianmaria Consiglio su Happiness is a tree

E’ ancora possibile in quest’epoca tecnocratica riscoprire le proprie radici?

Conserviamo ancora qualcosa della nostra essenza naturale, o tutto è perduto?

La felicità è un albero ci risponde Max Maffia con i suoi Empty Daybox. Ed è tutto dire se la risposta ce la da un esperto informatico che come musicista proviene dal rock, dalla new wave, da Hendrix e da Syd Barrett. Ed è sbalorditivo constatare da quanto lontano provenga la sua storia.

Tutto ha inizio con una band funky-rock salernitana, i Peanuts, attivi dalla fine degli anni ’80 alla metà degli anni ’90, e prosegue nella breve collaborazione del chitarrista prima col gruppo ska Appesi A Un Filo, e poi con i Delirio. Nel frattempo, con l’apertura dell’etichetta indipendente Daybox Records, Maffia stacca la spina dalla presa elettrica per la prima volta, e così germoglia il primo ramo dell’albero con una serie di autoproduzioni sorprendenti, come “An Afternoon Like This”, la serie “a programma” di “Stagioni, e due colonne sonore. Ma dal 2000 al 2004 piomba un’altra scarica elettrica sulla band di folk irlandese, dub e space rock de Il Pozzo Di San Patrizio, mentre nel 2005 e nel 2006 Maffia collabora col gruppo di cantautorato elettronico Nicodemo, dedicandosi intanto all’associazione culturale Anima Mundi della quale è fondatore e presidente. E proprio da un’iniziativa dell’associazione nasce nella primavera del 2007 il coraggioso progetto “The Right Compilation” sostenuto dalla Fao. E dopo la produzione, tramite la Daybox Records, di alcune giovani band indipendenti, ci si comincia ad accorgere che l’albero ha attecchito, e sta venendo su grande, e bello solido, e porta un nome lasciatogli in eredità dalla Daybox Records, che nel 2009 smonta le tende.

E allora tutto appare più chiaro, e si distinguono tutte le tracce lasciate da un intenso e coraggioso percorso artistico e di vita. E si comprendono, adesso, le ragioni più profonde di Maffia nell’avere scelto questo percorso.

Ed ecco germogliare dai rami il primo frutto maturo. E in esso sono contenuti dei piccoli gioielli che cercano una conciliazione col mondo, e chiedono il totale abbandono all’orecchio dell’ascoltatore. E ognuno ha qualcosa da raccontare. Come ad esempio “Arabia”, che parla di un mondo così affascinante e pericoloso, a due passi da noi, e cerca di ridisegnarlo per come dovrebbe essere. Oppure “Rain”, che con le note del suo arpeggio ci fa sentire ogni singola goccia, come una purificazione. O “In volo” con il violoncello che è l’aria sotto di noi, e il resto siamo noi dal finestrino che ci sorprendiamo a sognare. E poi “Sunday Will Be Five”, con il suo andamento ritmico sbilenco, che ci dice che qualcosa non va, ma che cerca una conciliazione, e, nonostante tutto, la trova. E ancora, “Dancing On A Gray Day”, che danza sul ciclo dalla vita, e chiuso il cerchio, aspetta fino a quando se ne aprirà un altro.

Questo sono gli Empty Daybox adesso, questo è diventato Max Maffia oggi.
(Gianmaria Consiglio)