…”woke up this morning..” molti brani cominciano così.

…e poi ti svegli e cominci a consultare il tuo database personale per verificare la persistenza della tue certezze.. allunghi una mano nel letto, poi ti alzi, controlli il tuo stato fisico, poi decidi di ripulirti e rifocillarti, una controllatina al tempo metereologico, leggi le notizie che scorrono sulla banda rossa, ti danni perchè non è ancora accaduto…, poi “accadi” tu e ti avvii verso la tua giornata. Il look è quello di molti anni fa, ma sei tu e lo sai.. raccogli le forze per entrare in auto ed affrontare le orde in autostrada. Molli l’auto nel primo posto a striscia bianca e ti appresti verso la fermata del pullman per affrontare il centro della città. Umanità accalcate, storie distanti anni luce, ma tutte li a guardare nel vuoto o sul quotidiano di turno, od a verificare l’arrivo della terna arbitrale dei controllori. Fai il tuo check agli effetti personali, il portafogli, il telefonino, la zip della borsa da lavoro..ok.. scendi dal bus e sei pronto per affrontare una nuova giornata.. nuovo come ieri… ti chiedi se accadrà domani, ma sai che è lontano ancora quel giorno, sai che non succederà presto, ma succederà.. apri il tuo ufficio e ti consoli perchè è il tuo, accendi il pc, il portatile, controlli la mail.., leggi i fatti, ma niente… non ancora…, sta ancora lì a sbraitare, a gridare la sua versione, a gridare al complotto, alle manovre, a controllare i controllori, a lavare i cervelli di chi l’ha messo lì, a raccontare storie e a fare battute che non fanno ridere…

domattina, dopo lo startup, accenderai di nuovo la tv e sentirai a reti unificate: “..il presidente del consiglio è… ”
pausa… interminabile anche se dura un decimo di secondo….” …andato a Napoli..bla bla bla…” e tu… “..ancora no, cavoli ancora no”….

Dena Taylor’s “Certitude”

Notturno elegante
Sono di ritorno da 6 ore di studio. Sono come spesso accade, in auto, stremato, stanco, ma felice e pieno di ispirazione. E’ tempo di infilarsi le cuffie dell’iPod e farsi coccolare dalle note che precedono la notte. Ormai Dena Taylor ci ha abituati alla classe ed al calore della sua voce, ho fatto solo pochi metri e già mi chiedo “What’ll I do”? e mi faccio trasportare dallo slide della chitarra in territori che non mi aspettavo e che non conoscevo. Un avvicinamento alla country music partendo dai classici del jazz. Un esperimento molto ben riuscito e come sempre elegante (per darmi ragione ascoltate anche il primo lavoro della Taylor). Sono passati solo pochi minuti e la notte è calma ed “il cielo è una lavagna sopra di noi…” e gli chiedo “Teach me tonight!”… Un duetto straordinario con Matt Smith (voce, chitarra, dobro) accompagnati dalla blasonata mano ritmica di Ernie Durawa. Questo episodio sensuale ci trasporta nella “latina” Sway, magistralmente eseguita, ma perdonatemi non è tra i miei brani preferiti per cui passo avanti per questo eccezionale momento di riflessione: “…Mem’ry is a gift a man can’t live without…” è il modo in cui inizia “I forget you every day”.. e penso a quanto sia vero mentre Redd Volkaert (2009 Grammy Award for Best Country Instrumental Performance) alla chitarra fa la differenza e ci fa capire che “…in times we can’t control the things we think about..“. e mentre casa si avvicina il tutto sfocia nelle note di Gershwin e della sua meravigliosa “The Man I love”. Qui Dena torna al suo grande amore e te ne accorgi… vorrei che il mio viaggio durasse di più.. questo brano è un capolavoro .. lo riascolto ancora.. e mi convinco sempre di più che sia io che la notte … “..we both won’t say a word..“. Sono a metà strada, sono più felice di prima. Oggi è così difficile trovare qualcosa che ti trasmetta emozioni forti. Dovrei fermarmi per riflettere, ma tutto va veloce e non puoi rimanere indietro. Anche la notte ha deciso di aumentare il suo ritmo ed avverti quell’urgenza di tornare a casa.. “Song for my father” mi ricorda che sono in un paese mediterraneo e non farà mai freddo e che non c’è motivo di correre.
Il disco scorre bene e sottolinea la qualità di questa artista e dei suoi musicisti. Una emozionante “Send in the Clowns” apre la seconda parte di questo lavoro ed una sognante “I thought About you” ti accompagna fino a questa “Quiet Night of Quiet Stars”… nessun altro brano poteva far da colonna sonora a questa mia condizione: “..Quiet nights and quiet dreams..Quiet walks by quiet streams..“. Un ultimo ritorno a quei classici a cui siamo un pò tutti affezionati “One for My Baby (and one more for the road)” per concludere il disco con la fortunata session già proposta con Redd Volkaert ed Ernie Durawa in “Here we go again”… sono arrivato a destinazione con un desiderio in più: vedere questi musicisti dal vivo e vivere queste emozioni guardandoli suonare. Anche questo disco della Taylor è da non perdere. La “Certitude” sta nel fatto che il calore supera la qualità tecnica (già di altissimo livello)… io intanto posso dormire tranquillo.

La Terra Sotto i Suoi Piedi – Salman Rushdie

una citazione trovata da Tony Lawson che giro molto volentieri!

La Terra Sotto i Suoi Piedi – Salman Rushdie

“Da molto tempo credo…che in ogni generazione ci sono delle anime, chiamale fortunate o maledette, che semplicemente nascono non appartenenti, che arrivano nel mondo parzialmente distaccate, se vuoi, senza forti legami alla famiglia, al luogo, alla nazione, alla razza; che ci potrebbero essere persino milioni, miliardi di queste anime, tante anime non appartenenti quanto quelle appartenenti, forse; che, in somma, il fenomeno potrebbe essere una manifestazione della natura umana tanto “naturale” quanto il fenomeno opposto, ma uno che in grande parte è stato frustrato nella storia dell’umanità, da una mancanza di possibilità. E non solo a causa di questo: perché coloro che danno valore alla stabilità, che temono la transitorietà, l’incertezza, il cambiamento, hanno eretto un potente sistema di biasimo e di tabù contro quella forza dirompente e associale che è l’esistere senza radici, in modo che in gran parte ci conformiamo, fingiamo di essere spinti da una lealtà e da una solidarietà che non sentiamo veramente, nascondiamo le nostre identità segrete sotto la pelle falsa di quelle identità che portano il sigillo di approvazione degli appartenenti. Ma la verità trapela nei nostri sogni; da soli nei nostri letti (perché siamo tutti soli di notte, anche se non dormiamo da solo), ci innalziamo, voliamo, fuggiamo. E in quei sogni ad occhi aperti che la nostra società ci permette, nei nostri miti, nelle nostre arti, nelle nostre canzoni, celebriamo i non appartenenti, i diversi, i fuorilegge, i pazzoidi. Ciò che non permettiamo a noi stessi, paghiamo fior di lire per guardare, al teatro o al cinema, o di leggere tra le copertine segrete di un libro. Il vagabondo, l’assassino, il ribelle, il ladro, il mutante, l’emarginato, il delinquente, il diavolo, il peccatore, il viaggiatore, il mafioso, il fuggitivo, la maschera: se non riconoscessimo in loro le nostre esigenze meno realizzate, non li reinventeremo volta dopo volta, in ogni posto, in ogni lingua, in ogni tempo. Una volta inventate le navi ci siamo precipitati al mare, attraversando gli oceani in barche di carta. Una volta inventate le automobili abbiamo imboccato la strada. Una volta inventati gli aeroplani abbiamo spiccato il volo verso gli angoli più lontani del pianeta. Ora bramiamo il lato oscuro della luna, le pianure rocciose di Marte, gli anelli di Saturno, le profondità interstellari. Mandiamo fotografi meccanici in orbita, o in viaggi a senso unico verso le stelle, e piangiamo alle meraviglie che trasmettono; siamo annichiliti dalle immagini imponenti di galassie lontane immobili come colonne di nuvole nel cielo, e diamo nomi alle rocce aliene, come se fossero i nostri animali domestici. Languiamo per l’alterazione dello spazio, per l’orlo esterno del tempo. E questa è la specie che si illude che ama stare a casa, che ama cingersi con – come si chiamano di nuovo? – legami. Così lo vedo io. Non c’è bisogno di darmi ragione. Forse non siamo così tanti, in fondo. Forse siamo dirompenti, associali e dovremo essere allontanati. Hai diritto alla tua opinione. Non dirò altro che: dormi bene, bambino. Dormi bene e sogni d’oro….”

Buone feste

Auguri a tutti di incontrarci di piu’ di persona e di meno su Facebook!
Max