I cani che vivono a Belvedere

I cani che vivono a Belvedere sono attenti e non danno la zampa a tutti, salutano con rispettoso sospetto.
I cani che vivono a Belvedere sono puliti e si lamentano solo quando i bar della zona fanno il karaoke.
I cani che vivono a Belvedere guardano lontano, ascoltano buona musica.
I cani che vivono a Belvedere sono creativi, vagabondi ed a volte dispettosi.
I cani che vivono a Belvedere non vanno in giro senza motivo.
I cani che vivono a Belvedere sono sensibili ai cambiamenti.
I cani che vivono a Belvedere non sono presenzialisti.
I cani che vivono a Belvedere odiano le amicizie di comodo.
I cani che vivono a Belvedere vibrano e discutono tra loro.
I cani che vivono a Belvedere sono uomini dentro e cani fuori.
I cani che vivono a Belvedere sono indipendenti, non abbaiano quando i padroni vanno via, ma quando ne vedono uno.

Chi c’era e chi ci sarà.

Sono attaccato al ricordo di chi c’era. Avevo una zia che mi ha praticamente cresciuto che si chiamava Anna, la chiamavamo Zia Nannina. Tutti quelli che mi conoscono la ricordano molto bene. Era il pilastro della nostra casa. Mi amava in maniera incondizionata senza voler nulla in cambio, solo la laurea. Tra le sue convinzioni e qualità aveva la certezza dell’esistenza di Dio, dei Santi e dell’importanza della croce. Come tante persone di quell’epoca era fascista dentro casa e democristiana alle urne. Diceva: “io voto ‘a croce, voto ‘a ggesu crist” e quando le dicevo che io assolutamente no…. mi urlava ogni genere di insulto tra cui… “vavattenne va …. anema nera!”. Io aggiungevo al limite “anema rossa…” e lei proseguiva. Questo gioco era meraviglioso, ma non era soltanto un gioco. Era ed è uno spaccato di realtà. Se in tv passava il grandissimo Enrico Berlinguer lei si innervosiva e gridava cose terribili… Non posso dimenticare assolutamente le volte che diceva: “o’ pataterno m’adda fa a grazia… addà fa murì prima a ‘tte e po a ‘mme”… il pataterno le fece la grazia di lì a poco… e lei stette zitta una settimana intera. Il suo unico commento fu :”era cumunista.. ma era nu bbuono cristiano”. Sentiva dentro sè la colpa di averlo ucciso con una jastemma. Zia, dovunque tu sia, non fu così ed ora forse lo sai. Mi manca ed in fondo manca ad ognuno di noi quel genere di persona che magari non ha avuto il privilegio di studiare e quindi di conoscere realtà differenti da quelle che subiva. Aveva come tante altre persone l’invidiabile ignoranza e convinzione di chi “è stato educato così”. La ritengo si invidiabile perché oggi pensare e sapere sono diventati le uniche armi che abbiamo e ce le stanno togliendo. Per molti anni venne ad abitare di fianco a noi una signora dello Sri Lanka. Non parlava una sola parola d’italiano. Zia Nannina che sosteneva “o munno é malamente… cu tutti sti gialli russi e celesti..” per sottolineare il suo nazismo di fondo diventò una sua cara vicina di casa. Non riuscivano a parlare, ma si capivano a gesti. Era un esempio straordinario di integrazione razziale. Le beccavo a volte tornando a casa in cucina a guardare la credenza e ad indicare quella o quell’altra spezia e fare gesti per indicarne il livello qualitativo.. chissà cosa volevano dire, ma era tanto romantico credetemi. Mondi lontanissimi, ma così vicini.

Oggi Zia Nannina riposa in pace e se ci guarda da lassù ride come la pazza alle mie parole, ai miei post contro il governo, alla mia voglia di rivoluzione culturale, ai miei post sul blog.

Mi fa pensare a chi ci sarà. Chi sarà la Zia Nannina del futuro per i miei e vostri eventuali figli, chi insegnerà loro tutta questa vita, e soprattutto cosa direbbe loro oggi che non ci sono più Pertini, Berlinguer, Almirante, Moro,… si scaglierebbe contro “Bersani?” “Berlusconi?” “Gasparri?”… non avrebbe storia e non li ammazzerebbe con una jastemma… forse non direbbe niente, resterebbe zitta ad attendere un evento straordinario… una jastemma gigante che li elimina tutti politicamente e li manda a casa condannati a vivere una vita normale, tra la gente che prende il pullman, che paga le tasse regolarmente, che riceve gli avvisi di pagamento dell’Enel, del Gas, che deve pagare la spazzatura in Campania !?!?!?, che nel 2011 dovrà pagare una Salerno-ReggioCalabria che ha già pagato per trent’anni, che paga la benzina come se fosse Brunello di Montalcino, che se appoggia un euro in banca dopo un pò scompare, che fa la fila alle poste per pagare le bollette, che paga la televisioneeee (dio ce ne scampi)…

Comunque chiunque ci sarà non potrà mai sostituire Zia Nannina, l’unica donna fascisto-democristiana più di sinistra che ho avuto il privilegio di conoscere. La fotografia di tempi andati che mi mancano da morire e che non torneranno. L’ultima cosa che disse fu l’ennesima attenzione nei miei riguardi, quel mattino faceva freddo e mi disse: “mettiti qualcosa di più pesante ca fa fridd stammmatin”. Non ho più sentito la sua voce da allora, ma ne ho registrato bene il significato. Aveva capito che i tempi stavano cambiando e la sua missione di avvisarmi di stare attento era finita.

Max

…di notte

…nel buio della tua stanza, lo stesso che ospita le pecore che conti, lo stesso che usi x leccare le tue ferite, proprio li ha inizio il tuo pensiero. Lo stesso che stanotte si è recato presso una mansarda in collina. Fuori piove. Dentro il caffè e la carta pentagrammata si evitano, uno x rispettare la funzione dell’altra. Vorresti la chitarra x poter facilitare la tua scrittura. Vorresti appoggiarti ad un comodissimo mi minore che x te non ha mai significato sol maggiore, ma non vuoi fermarti alla prima impressione. scegli una strada diversa. ti affidi ad si bemolle minore settima quinta bemolle per sottolineare che è troppo poco x essere dominante ed è troppo x essere risolutivo. Poi diventi piccolo come una goccia d’inchiostro e navighi tra i righi e gli spazi. Dapprima ti rilassi su di un prato di minime intervallato da pause austere e spesso antipatiche. Vedi le semiminime giocare piú in la, ma sono troppo lente per raggiungere le fiere crome della battuta successiva. ti lasci portare da loro e non le afferri mentre ti investe una cascata di semicrome che ti trascina verso un pesantissimo ammasso di semibrevi. Allora cerchi di risalire aggrappandoti su ogni nota fino a raggiungere quel punto coronato che indica la durata della tua ispirazione …. ad libitum.

In due corpi – Nicodemo (La Fabbrica/Rai trade)

In due corpi - Nicodemo (2010 - La Fabbrica/Rai trade)I

In due corpi - Nicodemo (2010 - La Fabbrica/Rai trade)

Il nuovo disco di Nicodemo, poeta contemporaneo, fa pensare, e ci ricorda una cosa fondamentale in cui noi tutti crediamo e che difficilmente accettiamo di raccontare agli altri: “complicarsi è bellissimo” e viviamo nel terrore della nostra “semplificazione”. Viviamo nella solitudine dei nostri corpi e nella estrema consapevolezza del nostro unico grande amore che è la musica. Una musica che esce fuori dalla moderna e stupida concezione del “bello perchè fa muovere”. Questo disco è meraviglioso perchè immobilizza, perchè ti fa fermare per una volta e ti fa scendere dal treno impazzito senza rotta su cui sediamo ogni giorno.

Premessa: Conosco Nicola Pellegrino personalmente perchè ho avuto l’onore di suonare insieme a lui ed il grande privilegio di aver fatto con lui due dischi. Il mio giudizio sul disco è sincero (tra l’altro io non ci sono), lo dico prima così evitiamo stronzate sul “siamo amici quindi è bello”.

Accendo l’iPod. Mi collego all’Apple store ed acquisto “in due corpi”. Lo faccio io, fatelo anche voi. Costa poco, ne vale la pena.

Play, metto le cuffie e fa già caldo. “Gli spazi vuoti non esistono” e te ne accorgi perché “Le pareti”, brano che apre il disco, ti stringe immediatamente e ti attanaglia. Non vuoi che finisca perché ti dice quello che già sai e quello che avresti sempre voluto dire, ma non l’hai fatto ancora. Aspettavi che qualcuno ti dicesse che complicarsi è bellissimo ed ora è sdoganato, lo puoi condividere anche tu. Ma i capolavori sono ben definiti ed hanno una durata e devi rassegnarti all’idea che il brano deve far posto ad “Alice dorme” e tu con lei desideri di stare calmo e ci riesci. Tecnicamente per i musicisti che suonano in questo disco a partire dall’inseparabile bravissimo Gaetano Maiorano a finire alle straordinarie collaborazioni, dopo due brani siamo già una spanna sopra a tutta quella scena che vive di una fortuna mediatica immeritata. “In due corpi” ti trascina brano dopo brano al viaggio verso terre interiori fin troppo conosciute e sempre un pò celate. In  “Cambierei” noto un dolcissimo dualismo tra la “erre” forte di Nicola e la “erre” debole dell’ottimo Luca Urbani. E’ uno dei miei brani preferiti e scivola via veloce verso  composizioni più alternative e fumose quali “Opto per la Radio”,  “Telenovele” e “Strano”. Quest’ultimo brano è un vero capolavoro di tecnica ed interpretazione. Ho smesso di fumare da 3 anni, non ho ceduto ancora alla tentazione ed è ancor più difficile resistere dopo “Bella ed elegante”… cito un verso speciale ..”eri tu a pendere dalle mie labbra ma quello che dipendeva dall’altra ero io..”. Poi scopro che una delle voci femminili da me preferite del panorama italiano partecipa a questo disco mentre nelle mie cuffie arriva “La reciprocità” in cui  Raffaella Destefano (Madreblu) irrompe con suo timbro inconfondibile, netto ed adorabile. Mi rendo conto che sembra davvero di aver detto solo cose positive, ma credetemi è un disco a 5 stelle, promosso a pieni voti, maturo ed elegante, in poche parole, Nicodemo! Siamo quasi alla fine, “Praticamente impossibile” (penultimo brano) staccarsi da questo lavoro e le  sonorità di questo brano un pò dark, al punto da citare qualcosa dei cure di boys don’t cry  ci accompagnano all’epilogo con “Autunno” degna ed elegante chiusura rock. In conclusione davvero un disco da acquistare ed ascoltare… direi un “disco da pensare”, ottimo cibo per il cervello. Max

…e alla fine ti mollano un pò tutti…

..ma si in nome dell’indipendenza e della buona fede artistica, i ben pensanti della cosiddetta scena “indie” si fanno i cazzi loro e ti lasciano lì. E’ stato un errore decidere di spostarsi da un progetto indipendente qual era il mio amato “daybox” sulla musica improvvisata ad una etichetta indipendente che sceglieva anche progetti sulla forma canzone. Cazzata enorme (assolutamente gli artisti che ho curato non c’entrano per niente.. sia ben chiaro!! Poveri loro che so capitati con me!). Dettata dal voler essere nel giro dei ben pensanti, di quelli che ti fanno anche i complimenti perché sei un indipendente “DOC”, quelli che poi all’occorrenza spariscono e non rispondono ai tuoi messaggi, quelli che all’improvviso non ti salutano nemmeno su skype perché non gli servi più, o forse si sono accorti che non gli sei mai servito affatto.. Insomma…un giro uguale, preciso a quello del mercato dei dischi tradizionale … ed io, povero fesso, che credevo di trattare con persone diverse.. indipendenti davvero.. ed invece no.. tutti uguali alla fine.. tutti attaccati ai soldi ed alla ossessione del presenzialismo.. che noia.. che noia davvero..
Oggi mi trovo a chiudere l’etichetta formalmente ed a pensare di tornare indietro al mio tanto amato progetto.. in cui l’unica cosa che conta davvero è sentirsi liberi di suonare.. di esprimere quell’istinto, quell’urgenza di far vibrare le proprie corde senza dover pensare se quelle stesse vibrazioni fanno vibrare il portafogli tuo e di chi ti produce..
Grazie a chi ha creduto nella daybox records anche quando ha prodotto canzoni. Ora è il momento di tornare indietro. ” … se conosci la tua storia sai da dove viene il colore del sangue che ti scorre nelle vene …(SUD, Almamegretta)”