“Frammenti dietro le quinte” nelle parole di Alex De Matteis (Musicshockworld)

La prima recensione di “Frammenti dietro le quinte” viene da Alex De Matteis

Max Maffia – Frammenti dietro le quinte

 

“È tutta colpa del mare” – Max Maffia

 

Il mare, questo precipizio di profondità, sia calmo che   mosso, finisce nei polpastrelli di una elegante sonda chiamata Max Maffia, un umile ascoltatore di quei flussi che, in una trance muta, trasforma messaggi in storie piene di armonia e dolcezza, come a volte nemmeno gli sguardi innamorati sanno fare.

L’artista di Salerno mette su disco dieci anni di dipinti, tra sagome medievali, classiche, con il pop che guarda affascinato e dove il blues, il fado ed elementi di musica antica si ritrovano sotto le onde sino a salire su un palcoscenico in cui vengono esposti, uno dopo l’altro, danze e respiri, in uno spettacolo muto che ha l’intenzione di rendere ciechi gli ascoltatori…

Sono trame che spingono i corpi a navigare nei sentieri poetici di antichi atteggiamenti e che l’attualità ha ormai rifiutato di vivere. Proprio per tale motivo questa raccolta pare la perfetta scintilla anacronistica in grado di sorprendere, ammaliare, per chiudere la clessidra del tempo rifiutando incursioni moderne.

Sono brani che hanno fatto parte di spettacoli teatrali, di spot pubblicitari, come una fionda che disegna la storia raccontata da romanzi e racconti, come anche favole, che qui, in questi solchi, sembrano formare un nuovo abito interpretativo. Si accarezza la storia della letteratura italiana e straniera, per entrare, senza remore, nell’Olimpo dove un’arpa accoglie queste note: la dea della musica piange con un fazzoletto di seta tra le mani e bacia l’autore salernitano perché, se esiste la perfezione, sta nel far arrendere l’ascoltatore attraverso viaggi temporali e fisici.

Quanto sia cresciuto Maffia è evidente: non più solo un eccelso chitarrista bensì un direttore di melodie, struggenti, eleganti, piene di appigli come edera volenterosa di raggiungere l’infinito, per portare, in una modalità maggiormente completa, il suo caleidoscopio emotivo, sensibilizzando se stesso, muovendosi dentro una nuova cifra artistica che fa della composizione un commiato (si spera definitivo) dalla forma canzone. In quanto in questo ensemble abbiamo davvero la sensazione che la sua idea di composizione si sia avvicinata alle espressioni primitive musicali.

Un elenco, ricco e uniforme, di espressioni, di ritmi, di cambi di direzioni, ci portano ad affermare che sia un’orchestra diligentemente attenta a seguire le direttive di un maestro che conosce la cellula del racconto, con la soffice attenzione nei confronti della direzione di ogni movimento. Ed è teatro già tutto questo, uno spettacolo che davvero giunge dal mare per entrare sotto la pelle.

Max crea legami personali con ballerine, fotografe, con l’idea di un’aria che girovaghi verso l’attenzione e l’attesa, per perpetrare un cammino dove gli accenni, i brusii e la lentezza siano i principali punti cardinali del suo viaggio nell’acqua delle note.

Una raccolta intima, un ragionare fitto su come tradurre sentimenti e idee, un catturare la profondità del mare per fargli fare un giro sui tasti, sulle corde, su un vascello di piume per assottigliare il fragore e farsi amico il silenzio in quanto, per davvero, questa è musica uscita dal vuoto per non urlare e per trasformare il pensiero nel fratello gemello del cuore.

Dove inizia l’immaginazione? Che senso ha raccontare gli umori partendo dalle schiume delle onde e dal profumo di quelle particelle indispensabili? La risposta è in queste sedici composizioni: Max cerca ma soprattutto si ritrova ad avere nel suo grembo mentale una sensibilità straordinaria in grado di decodificare i suoni e farli diventare carta assorbente e, così facendo, ci porta agli albori della fantasia, tra le bave dell’osceno rendendolo inutile per consacrare con vivida bellezza il tutto.

Si avvertono segnali evidenti di misticismo, contemplazione e una grande cultura di base: saper soffermarsi sul suono e farlo partecipe di frenesia con le briglia tirate è sinonimo di equilibrio e di idee chiare.

Tutti i brani sono brevi e compatti, incapaci di presentare banalità, abili, invece, nel saldare l’effervescenza con un disegno tentacolare espressivo per non far vagare la bellezza nel buio.

Così facendo Maffia fissa la luce con l’occhio di bue che mostra sul palco della sua intenzione sfumature che richiedono studio. Come se fosse musica classica ma in grado di tribalità, di rintocchi atmosferici vicini alla World, con la capacità di fare dell’ambient un amico prezioso, non rinunciando a particelle di elettronica.

Si finisce per vedere le stagioni della vita negli appartamenti del cuore, vergine, pallido, pronto a essere accoccolato sin dalla splendida copertina di Alessandra Cammarano, che altro non è che lo stimolo a spingere gli occhi a rimpicciolirsi, così come fanno tutte le note sul pentagramma di quest’opera che, passo dopo passo, offre in modo percepibile la fiumana di bolle vogliose di attenzioni…

Quando poi si arriva all’ascolto dei brani che facevano parte di uno spettacolo sul Pinocchio di Collodi, si ha come la percezione che quei personaggi, per essere credibili, avessero proprio bisogno dell’aiuto di queste magie sonore…

Che dire del Pranzo di Babette di Karen Blixen? Sono brividi senza fine, un’enfasi che non trova mai lo stop, per portarci in un tremore dolcissimo.

La bravura principale di questo lavoro non consiste nel creare fotografie bensì nel preparare gli elementi da riprendere, dar loro un ordine, disciplina e tanto affetto: sono i primi battiti di un calore umano che apre lo sguardo ancora prima di essere visto, generando magia e una lunga fila di considerazioni.

Non si ha bisogno di voci né di canti in quanto tutto è preghiera dell’anima e non dell’ugola, per condensare nel luogo dell’attenzione uno smottamento da cui rinascere. Non musica, non canzoni, ma un universo gentile e curioso che si plasma, benedicendo il nostro respiro con turbolenze segrete sebbene mai segregate, mai vittime.

Cosa aggiungere se non che siamo dentro una nuotata in cui lo stare a galla è solo il modo migliore per sprecare questa occasione: ci si tuffi in questi frammenti, nascondendosi tra le quinte, ma senza mancare all’appuntamento con la riconoscenza, perché Max Maffia ha compiuto un miracolo pagano, tuttavia non ho dubbi che da qualche parte nel cielo gli Dei applaudano a tutto ciò…

 

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

8 Settembre 2024

https://musicshockworldblog.blogspot.com/2024/09/la-mia-recensione-max-maffia-frammenti.html

In English:

https://musicshockworldblog.blogspot.com/2024/09/my-review-max-maffia-frammenti-dietro.html

 

 

Far bene fa bene! Il mio messaggio per supportare la OnLus “A casa di Andrea”

“A casa di Andrea” è una ONLUS a cui sono molto legato.

A Novembre del 2019 con gli Empty Daybox e con il mio amico fraterno, cantante, collega musicista Johnny Sessa abbiamo organizzato un concerto nella sede dell’associazione a Salerno.

In tempi di covid-19 ci è stato chiesto di supportare quelle realtà che a causa del lockdown non possono continuare le loro attività di crowd-funding e per questo ho realizzato questo breve video-intervento in cui invito voi tutti a fare una donazione.

Fare del bene fa bene! Supportiamo “A casa di Andrea”! One Love!

 

Max

 

Servizio di TDS Salerno su “In My Strings”

Gli attestati di affetto e di amicizia sono tantissimi.
Sono estremamente felice ed onorato di aver ricevuto tanta attenzione per l’uscita di questo lavoro da parte di miei amici carissimi e tante altre persone (a dire la verità) che hanno apprezzato “In My Strings”.

Concita De Luca è un’amica speciale con cui ho condiviso un’esperienza artistica meravigliosa l’8 marzo del 2018 al Teatro Augusteo di Salerno

Oggi Concita ha parlato al telegiornale di TDS dell’uscita dell’album “In My Strings” spendendo parole meravigliose.

 

 

Grazie mille sempre.

Max

“del be bop ed altre storie minime” a cura di Carlo Pecoraro

Piacevolissima chiacchierata con l’amico decennale Carlo Pecoraro (giornalista, musicista, e chi più ne ha più ne metta).

Parliamo dell’uscita di “In My Strings”, ascoltiamo qualcosa insieme, parliamo di Peanuts, Empty Daybox e gruppi con cui ho suonato (non tutti), il tutto in una sorta di consapevolezza “anziana” divertita.

Con Carlo ho attraversato quel meraviglioso mondo chiamato “Anni ’90” della musica a Salerno: condividevamo gli stessi locali, le stesse storie, gli stessi palchi.

Io con “The Peanuts” e lui con la “Delta Blues Band”, anni bellissimi in cui si poteva suonare, ballare, divertirsi e stare insieme al sicuro. Poi molti anni dopo ci siamo incontrati in quel di Faenza in occasione del MEI (Meeting delle etichette indipendenti), se non ricordo male in due edizioni diverse e anche lì ci fu l’occasione per un’intervista sulla situazione della musica indipendente e del crollo dell’industria discografica. Qui ci confrontiamo da adulti, consapevoli che le cose sono cambiate, ma molto divertiti.

 

 

 

Grazie mille Carlo

Max