Difficile da spiegare…

… ma certe serate sono veramente impossibili da smaltire. E non mi riferisco a serate in cui si beve e si fa tardi, ma a serate in qui ogni cosa che accade sembra avere finalmente un significato, un motivo. Le cose accadono semplicemente, le persone passano, cambiano, la musica resta, è immortale soprattutto quando come dice Geri: “Music changes everything”.

Difficile anche pensare di ringraziare tutte le persone che sono venute, così come quelle che non sono venute. la presenza e l’assenza sono atti materiali ben definiti, si avvertono allo stesso modo…

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Grazie di cuore a tutti..

Gianmaria Consiglio su Happiness is a tree

E’ ancora possibile in quest’epoca tecnocratica riscoprire le proprie radici?

Conserviamo ancora qualcosa della nostra essenza naturale, o tutto è perduto?

La felicità è un albero ci risponde Max Maffia con i suoi Empty Daybox. Ed è tutto dire se la risposta ce la da un esperto informatico che come musicista proviene dal rock, dalla new wave, da Hendrix e da Syd Barrett. Ed è sbalorditivo constatare da quanto lontano provenga la sua storia.

Tutto ha inizio con una band funky-rock salernitana, i Peanuts, attivi dalla fine degli anni ’80 alla metà degli anni ’90, e prosegue nella breve collaborazione del chitarrista prima col gruppo ska Appesi A Un Filo, e poi con i Delirio. Nel frattempo, con l’apertura dell’etichetta indipendente Daybox Records, Maffia stacca la spina dalla presa elettrica per la prima volta, e così germoglia il primo ramo dell’albero con una serie di autoproduzioni sorprendenti, come “An Afternoon Like This”, la serie “a programma” di “Stagioni, e due colonne sonore. Ma dal 2000 al 2004 piomba un’altra scarica elettrica sulla band di folk irlandese, dub e space rock de Il Pozzo Di San Patrizio, mentre nel 2005 e nel 2006 Maffia collabora col gruppo di cantautorato elettronico Nicodemo, dedicandosi intanto all’associazione culturale Anima Mundi della quale è fondatore e presidente. E proprio da un’iniziativa dell’associazione nasce nella primavera del 2007 il coraggioso progetto “The Right Compilation” sostenuto dalla Fao. E dopo la produzione, tramite la Daybox Records, di alcune giovani band indipendenti, ci si comincia ad accorgere che l’albero ha attecchito, e sta venendo su grande, e bello solido, e porta un nome lasciatogli in eredità dalla Daybox Records, che nel 2009 smonta le tende.

E allora tutto appare più chiaro, e si distinguono tutte le tracce lasciate da un intenso e coraggioso percorso artistico e di vita. E si comprendono, adesso, le ragioni più profonde di Maffia nell’avere scelto questo percorso.

Ed ecco germogliare dai rami il primo frutto maturo. E in esso sono contenuti dei piccoli gioielli che cercano una conciliazione col mondo, e chiedono il totale abbandono all’orecchio dell’ascoltatore. E ognuno ha qualcosa da raccontare. Come ad esempio “Arabia”, che parla di un mondo così affascinante e pericoloso, a due passi da noi, e cerca di ridisegnarlo per come dovrebbe essere. Oppure “Rain”, che con le note del suo arpeggio ci fa sentire ogni singola goccia, come una purificazione. O “In volo” con il violoncello che è l’aria sotto di noi, e il resto siamo noi dal finestrino che ci sorprendiamo a sognare. E poi “Sunday Will Be Five”, con il suo andamento ritmico sbilenco, che ci dice che qualcosa non va, ma che cerca una conciliazione, e, nonostante tutto, la trova. E ancora, “Dancing On A Gray Day”, che danza sul ciclo dalla vita, e chiuso il cerchio, aspetta fino a quando se ne aprirà un altro.

Questo sono gli Empty Daybox adesso, questo è diventato Max Maffia oggi.
(Gianmaria Consiglio)

war scenario

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…ieri il presidente del consiglio Letta si è intrattenuto con Barack Obama per parlare della situazione siriana. Secondo me è andata così:
Obama: Hi Henry
Letta: Hi Barack

Obama: l’avete finalmente condannato al mio amico italiano, quello che guarda le tette di mia moglie?
Letta: si, ma non penso che succederà nulla.
Obama: ascolta, sto pensando di bombardare la siria, tu che dici?
Letta: sai noi abbiamo fatto il governo delle larghe intese…
Obama: dai che vuol dire?, lo sai bene che la guerra è il volano dell’economia mondiale. su, vuoi partecipare alla partita?
Letta: sai noi abbiamo fatto il governo delle larghe intese…
Obama: n’artra volta, ho capito, ma se mi dai qualche appoggio, che so, dici che pure a te frega dei bambini siriani
Letta: sai noi abbiamo fatto il governo delle larghe intese…
Obama: vabbuò Enrì, statti bene, faccio da solo.. .a proposito dici al mio amico italiano di cambiarti le pile che te sei incantato un po’!. bye bye!